Prompter: il lavoro che cresce mentre altri calano

(dati e stime 12–24 mesi)

Negli ultimi due anni la GenAI ha spostato gli equilibri del lavoro online e non è un’impressione.
Su una “grande piattaforma freelance” (nello studio non è indicata quale) dopo l’arrivo di ChatGPT e dei generatori d’immagine, i cluster più esposti all’automazione hanno registrato cali netti degli annunci.

In particolare:

  • scrittura (≈ −30%),
  • software/app/web (≈ −21%),
  • alcune aree dell’ingegneria (≈ −10%),
  • graphic design (≈ −18%)
  • 3D (≈ −16%).

Al contrario, aumentano gli annunci che citano esplicitamente la skill “ChatGPT”. È la spia di un nuovo mestiere: prompter (o, più precisamente, AI orchestrator).

Questa dinamica non racconta “meno lavoro in assoluto”, ma un cambio di mix: i task ripetitivi (bozze di testi, codice standard, grafica base) vengono svolti in autonomia con LLM; resta e cresce la parte di definizione del problema, prompt design a step, orchestrazione di modelli e strumenti, validazione e integrazione nei processi reali (API, dati, governance).

Cosa sta succedendo

I dati mostrano chiaramente la cannibalizzazione dei compiti ripetitivi in scrittura, sviluppo e grafica, e l’emersione di attività più complesse dove il prompter è protagonista. Se anche una parte del lavoro “perso” si ricompone in regia AI esternalizzata, nei prossimi 12–24 mesi avremo migliaia di opportunità strutturate attorno a prompt design, QA e integrazione.

  1. Sostituzione del ripetitivo
    Molte micro-attività vengono internalizzate via prompt: da “Cerco freelance per X” a “Risolvo X con un LLM”. Questo spiega la contrazione degli annunci nei cluster più esposti.
  2. Ricomposizione verso la complessità
    I job che restano chiedono più ampiezza (più skill per annuncio) e profondità (problemi meno standardizzabili). La domanda si sposta dall’esecuzione all’orchestrazione.
  3. Emergenza del profilo “prompter”
    Crescono gli annunci che richiedono esplicitamente competenze in ChatGPT/LLM: segnale che la regia dell’AI diventa un servizio a sé, con responsabilità su qualità, sicurezza e integrazione.

Quanti prompter serviranno? (stima prudente)

Usando i volumi medi settimanali della piattaforma e i cali differenziali osservati, il “vuoto” creato dalla GenAI equivale a circa 1.700+ annunci a settimana che prima erano tradizionali e oggi vengono automatizzati o riassemblati.

Se fra il 5% e il 25% di queste attività viene esternalizzato come prompting/orchestrazione, parliamo di ~86–430 nuovi post/settimana, cioè ~4,5k–22k all’anno, per arrivare a ~9–45k in 24 mesi.

Non è una profezia: è una ipotesi ragionata coerente con l’aumento di annunci che citano “ChatGPT” e con l’evoluzione dei brief verso outcome e integrazioni.

Cosa cambia per professionisti e aziende

Per i professionisti

serve salire di livello. Non vendere “ore di esecuzione”, ma outcome + orchestrazione: scoping, design di prompt multistep, scelta del modello per compito, controlli di qualità (factuality, stile, copyright), integrazione in pipeline (dati, API, RPA), reportistica e metriche.
La verticalizzazione (legale, sanità, e-commerce) moltiplica il valore perché unisce AI a dominio e compliance.

Per le aziende

internalizzare dove l’attività è core; esternalizzare la regia se mancano competenze e tempo. Scrivere brief orientati a risultati, pretendere trasparenza di processo (step, controlli, dati usati), definire policy su privacy, copyright e bias. Il ritorno maggiore non viene dal “provare l’AI”, ma dal industrializzare i flussi.


Quali strumenti servono?

La domanda non è se il ruolo crescerà, ma chi saprà passare dalla demo al delivery con strumenti, metodi e metriche all’altezza.

Serve quindi uno strumento operativo che traduca obiettivi di business in pipeline AI governabili: editor visuale multi-LLM a step, versioning, QA automatico, tracciamento metriche, governance/compliance, e — quando serve — un mercato per acquistare risultati, non prompt nudi.

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